Con le elezioni di marzo alle porte, non è raro leggere sui social le preoccupazioni degli adulti riguardo a ciò che voteranno i neodiciottenni. Si vuole credere che il futuro del paese sia nelle loro mani, ma allo stesso tempo si dà per scontato che non siano informati o interessati. Questo può essere vero, ma non per tutti i circa due milioni di ragazzi che hanno recentemente raggiunto la maggiore età. I giovani che si interessano alla politica esistono, ma le loro opinioni vengono congedate velocemente perché sono giovani e non sanno “come vanno le cose in Italia”. Non è un mistero che il governo italiano non sia esempio di trasparenza e progresso, lo si impara presto; ciò che nessuno impara è che le nostre istituzioni hanno bisogno di essere svecchiate e che forse lasciare che i giovani siano coinvolti in maniera attiva nella vita politica è la maniera per farlo. Ogni giorno si propongono occasioni per formare una nuova classe politica migliore di quella attuale, è giunto il momento di coglierla. Il periodo di tensione che stiamo vivendo dovrebbe insegnare che è ora di cambiare se vogliamo un futuro in cui il razzismo, e altre forme di odio, non diventino strumento di propaganda politica. Sono i ragazzi del ’99 e del 2000. Quelli che non sono mai andati alle urne. E ci andranno a breve. Tante domande. Per tutti, non un nome su cui fare una croce, ma un lavoro da fare insieme.
Patrizia Polignano classe IV CL