“La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata né dalla testa per essere superiore, ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta e accanto al cuore per essere amata” (W. Shakespeare).
In tempi diversi da oggi la figura femminile era molto sottovalutata rispetto a quella maschile, infatti fino al ‘900 alla donna non sono state riconosciute nessuna tra le possibilità sociali. Poteva amministrare solo la propria casa e badare ai propri figli, per questo motivo le veniva attribuito il nome di “regina della casa”. Era completamente esclusa dalla vita politica, culturale e sociale.
Oggi, almeno nella parte più evoluta del mondo, appare scontata l’uguaglianza tra i due sessi e la condivisione dei diritti umani; la donna occidentale oggi ha la facoltà di decidere la strada da intraprendere nella propria vita, di lavorare e di partecipare alla vita politica e sociale del Paese.
Per quanto i diritti della donna possano essere scontati, ci sono ancora alcune aree geografiche e contesti culturali in cui non vengono riconosciuti come tali.
Il suo ruolo oggi se l’è guadagnato col sudore e con il sangue, perché la sua libertà è frutto di atroci e lunghe guerre che le donne di ieri hanno combattuto per permettere alle donne di oggi di godere di pari dignità. Ed è per questo che con tanto orgoglio, ogni anno, le donne ci tengono a ricordare la festa predisposta in loro onore: Era l’8 marzo del 1911 quando 123 donne morivano in una fabbrica tessile di New York mentre protestavano contro le pessime condizioni in cui erano costrette a lavorare. In virtù di questo avvenimento l’8 marzo è diventata giornata mondiale della donna in memoria di coloro che hanno perso la vita lavorando, simbolo delle vessazioni e punto di partenza per il riscatto della propria dignità.
Lacavalla Alessia 2^ D