Negli ultimi anni è stata data sempre crescente attenzione alla sicurezza sui posti di lavoro. Ultimamente ciò è avvenuto particolarmente nel Sud Italia, in Puglia, a causa delle condizioni di lavoro e di vita degli operai e degli abitanti delle zone circostanti l’impianto siderurgico Ilva. Questa industria, il cui stabilimento è situtato a Taranto, nell’anno 2010 ha dichiarato di aver liberato nell’aria decine di migliaia di tonnellate di polveri e di elementi chimici; questi sono altamente nocivi per gli esseri viventi. Sempre più persone riscontrano gravi problemi fisici, per lo più ai polmoni, con conseguenze a volte mortali. Per ovviare al problema nel 2012 si è intervenuti con il sequestro di alcuni impianti e l’arresto dei dirigenti, ma questo non è bastato. L’anno successivo si è svolto un referendum cittadino che mirava alla chiusura dall’acciaieria, ma soltanto il 20% della popolazione ha votato, per timore che la chiusura dell’azienda causasse la perdita dei posto di lavoro, mettendo comunue a rischio la loro salute e quella dei loro familiari. La difesa ambientale deve andare di pari passo con il mantenimento dell’occupazione e questa è anche l’impostazione del Governo, che vorrebbe evitare la chiusura – anche solo temporanea – dell’impianto. A questo punto l’interrogativo da porsi è: l’inquinamento è una colpa di cui si caricano consciamente gli stessi lavoratori a rischio di morte o quest’ultimi desiderano unicamente il loro egoistico posto di lavoro?
E’ giunto il momento di promuovere una cultura “nuova”, che concili salute e lavoro, e non si preocupi oppurtunisticamente del secondo a discapito della prima. Sicurezza e lavoto possono divenire un bisogno inscindibile: alle forze istituzionali, ma soprattutto a noi spetta l’arduo comito di rivolluzionare l’immaginario collettivo e di promuoere la cultura del lavoro nel rispetto alla salute.
Claudio Fanelli 3^H Liceo Scientifico Statale Enrico Fermi