Alzi la mano chi ha mai immaginato che dalla plastica si possa ricavare una carinissima maglietta. Bene, io non ci ho mai pensato, ma mi sono dovuta ricredere quando dando un’occhiata su YouTube mi sono imbattuta in un video che da subito ha attirato la mia attenzione: How to make a shirt from trash. Qui è partito il viaggio a cui la giovane youtuber ci rende partecipi attraverso un breve filmato. Il processo è interessante, e prevede diverse tappe. I punti di partenza possono essere vari, tra cui quello preso in considerazione nel video: una discarica di Haiti. Da lì provengono molti indumenti, lì, dove le bottiglie di plastica vengono collezionate e pulite dalle persone del posto, per far sì che siano sporche il meno possibile e per agevolare il processo di riciclaggio. Dopodichè la plastica viene pesata e divisa per criterio di colore. Nella “Flake machine” la plastica viene macinata, lavata, filtrata e infine asciugata. Poi le scaglie vengono sciolte ad altissime temperature in macchinari appositi, e, passando da un ugello, si trasformano in filato bollente, raffreddato successivamente. Il filato forma le stoffe che prenderanno forma nella prossima tappa: la fabbrica. A questo punto la maggior parte del lavoro è stato fatto e la nostra vecchia plastica è ormai irriconoscibile, tramutata in stoffa che viene posizionata sui tavoli pronta a diventare qualcosa di diverso, grazie all’accurato lavoro degli operai. Adesso le maglie iniziano a prendere vita: mani esperte tagliano, cuciono, fanno rinascere qualcosa che prima si sarebbe detto morto. Ecco che migliaia e migliaia di bottiglie di plastica possono essere riciclate, trasformandosi in qualcosa di più che non sia il solito inquinamento. Per creare una maglietta servono circa venti bottiglie, perciò pensiamo a se ognuno di noi ne acquistasse una, quanta plastica sarebbe riciclata e quante bottiglie di plastica avremmo rimosso dagli splendidi fondali dei nostri mari. Interessiamoci perciò a queste innovazioni, perché, come dice Javier Goyeneche, fondatore del brand Ecoalf che crea vestiti pulendo il mare, “non esiste un pianeta B”.Cavaliere Roberta (3Csu -VITTORINO DA Feltre –Taranto)
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