L’estate è ormai vicina, e la Puglia dovrà nuovamente fare i conti con la gestione del “bene acqua”. Secondo uno studio del Ministero dell’Ambiente, la regione Puglia, insieme a regioni come Sicilia, Sardegna, Calabria e Basilicata è a rischio desertificazione. Oggi mancano nei bacini di riserva pugliesi ben 143,9 milioni di metri cubi d’acqua, rispetto al 17 gennaio 2017. Un deficit idrico che non riesce a essere compensato dalle piogge, divenute spesso violente, ma troppo poco frequenti da poter sanare le perdite accumulate nei mesi. Dal 3 gennaio 2018 a oggi, mancano all’appello 41 milioni di metri cubi d’acqua.
Da un’elaborazione effettuata nel 2000 a cura dell’Assessorato regionale all’Ambiente, ai fini della predisposizione di un programma regionale per la lotta alla desertificazione, è emerso che la maggior parte del territorio pugliese (oltre il 90%) è caratterizzato da aree mediamente e molto sensibili al fenomeno. Sono numeri impressionanti che raccontano di un problema sempre più drammatico.
Un ulteriore elemento che accresce la vulnerabilità alla desertificazione è rappresentato dai cambiamenti strutturali del suolo agrario quando vengono utilizzate tecniche di scarificatura e rottura della roccia.
Se dovessero permanere temperature minime troppo alte per la media stagionale, il rischio è che vigne, mandorli e ciliegi, impossibilitati a vivere appieno la fase di quiescenza, subirebbero un risveglio anticipato con conseguenti fioriture anomale già a febbraio.
Per questo è stato avviato un Programma di azione regionale, in linea con il Programma Nazionale, che tiene sotto costante monitoraggio i tradizionali ed usuali mezzi di approvvigionamento, ma permette anche di conoscere i flussi d’acqua che vanno all’industria, al potabile e all’uso irriguo, quelli che in emergenza possono essere prelevati ancora da falde e sorgenti, l’acqua che può essere resa disponibile dai dissalatori e dai depuratori urbani.
Stefano Mezzina, 2^ O